Lavoro: quindi sono felice
19 Novembre 2021Apprezzamento e Rispetto valgono più del riconoscimento economico
1 Dicembre 2021Quando incolpiamo, infatti, immediatamente smettiamo di ritenerci responsabili. Incolpare gli altri è l’opposto di essere responsabili. E, lo sappiamo bene, essere responsabili significa prendersi carico di ciò che si è fatto o di mancanze, di ciò che abbiamo sbagliato e di ciò che dovremmo correggere.
Tutto questo comporta ammissione e fatica!
L’assurdo è che chi ha la tendenza a incolpare gli altri, riesce puntualmente ad elaborare un’accurata analisi dei fatti, individuando criticità, limiti e potenzialità; tutte condizioni che lo porteranno ad attribuire le cause di un proprio errore o limite esclusivamente all’esterno, perdendo ulteriore tempo, investendo energie che potrebbero essere spese meglio, magari per trovare una soluzione al proprio errore evitando che debbano altro altri pregiudicando il risultato e la produttività.
Invece, spesso, si innesca un meccanismo quasi perverso: “ribattere”, come in una partita a pallavolo (e qui Velasco è stato “maestro”) le colpe ricevute in un incessante rimpallarsi di responsabilità. Ù
Questa tendenza in ambiente lavorativo è devastante: crea conflitti tra le persone, altera gli equilibri, genera confusione, apagarne le spese è il clima aziendale, la produttività, l’azienda insomma.
Si finisce per far diventare gli errori degli altri un alibi per coprire anche problemi generati dal nostro lavoro e pensare che tutto si risolva trovando “il colpevole”, anche perché nella maggior parte dei casi, nessuno si mette in discussione per capire cosa può o deve fare di meglio.
Invece di dare per scontato o pretendere che gli altri debbano lavorare bene e che, se non lo fanno, allora siamo autorizzati a commettere o quantomeno giustificare, a nostra volta, degli errori, dovremmo immaginare che il lavoro che ci arriva dagli altri può avere dei problemi, delle mancanze, dei difetti e che, nonostante questo, noi possiamo fare bene la nostra parte di lavoro aiutando, anzi, a rimediare all’errore o al difetto altrui.
Tutto questo non vuol dire, ovviamente, che tutti sono autorizzati a fare errori, tanto qualcun altro poi è bravo se rimedia, così come non vuol dire che non vanno evidenziati gli errori per capire come risolverli e prevenirli in futuro.
Se imparassimo tutti a rimediare anche agli errori altrui, invece di limitarci ad incolpare, forse:
- i risultati finali che riusciremmo a produrre con il nostro gruppo di lavoro sarebbero migliori;
- si ridurrebbero i conflitti e le frustrazioni che, inevitabilmente, si generano durante la “caccia al colpevole” e nascerebbe, al contrario, un energetico spirito di solidarietà;
- avremmo tutti degli ottimi stimoli per sviluppare nuove competenze ed abilità che si allenano proprio nelle difficoltà.
Saper lavorare è anche non crearsi alibi cercando colpevoli!